Silvio Grassetti

9 settembre 2018 - Era stato uno dei privati italiani più forti degli anni Sessanta e aveva guidato anche diverse moto ufficiali vincendo tre GP. Aveva stile, bella guida, molti ammiratori


A ottantadue anni se n’è andato domenica 9 settembre Silvio Grassetti, pilota tra i grandi degli anni Sessanta. Grassetti era marchigiano di Montecchio (Pesaro), vicecampione del mondo nella classe 350 alle spalle di Ago nel 1969. Quell’anno alternava la Yamaha e la Jawa due tempi quattro cilindri, la moto del povero Bill Ivy; ma Silvio era stato pilota anche di Bianchi (qualche gara pure in 500), Benelli, Gilera, Morbidelli e Moto Morini, MV Agusta ed MZ. Dall’esordio iridato del 1959 fino al 1974. Quindici stagioni. E quattro volte campione italiano.

Grassetti era uno specialista delle medie cilindrate, era aggressivo ma aveva anche una bella guida: quando lo conobbi e lo vidi guidare per la prima volta, sul Santerno di Imola nel ’67, mi colpì per lo stile e l’eleganza. Svettava tra i “privati” di quell’epoca –che erano soprattutto appassionati della meccanica prima che piloti- un po’ come faceva Giuseppe Visenzi. Personalmente, quei due sono stati quelli che ho sempre ammirato in modo speciale. Grassetti ha vinto tre volte nel motomondiale (MZ 250 e Jawa 350), è salito più di venti volte sul podio, rimasto famoso anche per essersi trovato in testa in un GP (Germania 1963) e finire la benzina all’ultimo giro. Ci mancherà.

Nico Cereghini da Moto.it

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